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Bugatti 57G - 1937
Bugatti 57G - 1937
Bugatti 57G
Nonostante le sue auto corrano e vincano un po’ dappertutto ormai da circa un decennio, alla metà degli anni ’30 il costruttore Ettore Bugatti non si è ancora tolto la soddisfazione di vederne una sul primo gradino del podio della 24 Ore di Le Mans. Finalmente, nel 1937 il sogno si realizza.
Le vetture di Molsheim partecipano più o meno regolarmente alla maratona di La Sarthe dal 1930, ma a parte qualche vittoria di classe, come quella ottenuta nel 1934 da Norbert Jean Mahé e Jean Desvignes nella categoria 3 litri con la Type 44, non sono arrivate particolari soddisfazioni. Tuttavia, il costruttore italiano (naturalizzato francese) ha allestito una speciale vettura da corsa basata sul telaio della fortunata Type 57, destinata a diventare una delle sue vetture più famose con varie declinazioni stradali (tra cui la celeberrima Atlantic) e non. Quest’auto si chiama Type 57G ed è spinta da un motore otto cilindri in linea di 3,3 litri con 200 CV, proposto in una versione con albero a gomiti alleggerito e lubrificazione a carter secco. La linea affusolata e aerodinamica vale alla vettura il soprannome di “Tank” (carro armato), lo stesso affibbiato alla Type 32 del 1923, che aveva però una carrozzeria molto meno curata ed elegante. I tre soli esemplari di 57G costruiti (ma alcune fonti parlano di quattro) escono dalla fabbrica nella primavera del 1936 e, pochi mesi dopo, corrono e vincono il prestigioso Grand Prix dell’Automobile Club de France, sulla pista di Montlhéry, e quello della Marna.
1. La linea elegante e aerodinamica permette alla Type 57G di raggiungere la ragguardevole velocità di oltre 220 km/h.
2. Oggi sopravvive una sola delle tre 57G costruite dalla Bugatti: è la vincitrice di Le Mans 1937, restaurata negli anni ’60 e attualmente conservata nel Simeone Foundation Museum a Philadelphia.
3. I cerchi a raggi da 19 pollici sono gli stessi utilizzati dalla Type 59 Grand Prix, un altro modello da competizione prodotto dalla Bugatti a partire dal 1933.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
Alla 24 Ore di Le Mans dell’anno successivo, che segna la ripresa della competizione dopo la pausa del 1936 (imposta dagli scioperi seguiti alla vittoria alle elezioni del Fronte Popolare), si presentano, però, solo due 57G iscritte dal team di Roger Labric, più una Type 57 S e una Type 44 con motore di tre litri. La gara inizia con un terribile incidente che coinvolge quattro vetture e costa la vita a due piloti – tra cui il francese René Kippeurt al volante della Bugatti 44 – e prosegue con numerosi ritiri: in totale circa una trentina su meno di 50 vetture iscritte. Tra questi si registra, al 130° giro, anche quello dello stesso Labric, che condivide la sua Type 57G n. 1 con Pierre Veyron. Va decisamente meglio alla n. 2 condotta da Jean-Pierre Wimille, autore anche del miglior giro di questa edizione con un tempo di 5 minuti e 13 secondi, e Robert Benoist. I due francesi chiudono la corsa con 243 giri, a una media di quasi 137 km/h e con un vantaggio di sette giri sulla prima delle due Delahaye 135CS, che si piazzano alle loro spalle.
1. Il telaio conserva il passo standard di 2,98 metri delle Type 57 stradali. L’auto che correrà e vincerà due anni dopo, simile ma non identica, sarà realizzata su un telaio allungato di circa 30 centimetri.
2. Il faro laterale della 57 “Tank” ha la funzione di illuminare meglio il bordo della strada, soprattutto in condizioni di scarsa visibilità e nelle ore di guida notturna.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
Benoist centra così la sua unica vittoria assoluta dopo il primo posto di classe ottenuto nel 1928 con una Itala. Wimille bisserà invece il successo due anni dopo, stavolta insieme a Veyron, su una nuova Tank costruita però su un telaio 57 C a passo allungato e con motore sovralimentato. Appena in tempo, perché quella del 1939 sarà l’ultima edizione prima della lunga pausa bellica che sospenderà la competizione per ben nove anni.
A. Il frontale ospita cinque fari, tutti protetti da griglie: oltre ai due fari laterali, ci sono due faretti nella parte bassa e un terzo fanale centrale dentro la calandra. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
B. Negli anni ’30 il regolamento prevede che le auto portino a bordo una ruota di scorta e parti di ricambio, oltre che gli attrezzi per le riparazioni. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
C. Da sinistra, i piloti della Bugatti William Grover-Williams e Pierre Veyron, insieme a Jean Bugatti, figlio del fondatore dell’azienda Ettore, e a Jean-Pierre Wimille. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés.