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Chaparral 2F - 1967
Chaparral 2F - 1967
I MITI DI LE MANS Chaparral 2F - 1967
Nel grande album della 24 Ore di Le Mans il nome della Chaparral Cars rappresenta poco più che una meteora passata in due distinte occasioni, nel 1966 e nel 1967, e senza risultati rilevanti. Eppure questa casa americana è stata capace di lasciare un segno non trascurabile nel mondo del motorsport grazie al suo spirito innovativo.
La Chaparral Cars viene fondata nel 1960 dagli ex piloti Hap Sharp e Jim Hall con l’intento di applicare soluzioni di derivazione aeronautica al campo automobilistico e, nello specifico, alle competizioni. Il primo modello realizzato dalla casa statunitense è la Chaparral 1, evoluzione della barchetta a motore anteriore che i progettisti Dick Troutman e Tom Barnes avevano progettato in precedenza per la Scarab. Con questa vettura la scuderia prende parte ai campionati nazionali organizzati dall’associazione nordamericana SCCA, ottenendo due vittorie di categoria nel 1962 e 1963. Nel frattempo inizia lo sviluppo della Chaparral 2 a motore posteriore-centrale, oggetto di una continua evoluzione che porta alla nascita di numerose varianti anche molto diverse tra loro nell’aspetto e contrassegnate da varie lettere dell’alfabeto. Due esemplari della versione 2A vengono iscritti alla 24 Ore di Le Mans del 1963, ma non vi prendono parte perché l’auto ha problemi di stabilità dovuti a un avantreno troppo leggero, problemi che saranno poi corretti consentendo alla vettura di ottenere vittorie e piazzamenti nella gare statunitensi anche nelle due stagioni successive.
1. La presa d’aria anteriore serve a fare in modo che la pressione impedisca alle sospensioni di comprimersi alle alte velocità.
2. I radiatori si trovano sui fianchi della 2F, una soluzione innovativa già adottata sulla Chaparral 2E.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
Il vero debutto a Le Mans arriva nel 1966 con la 2D, prima Chaparral a carrozzeria chiusa: costruita intorno a una monoscocca in vetroresina con rinforzi in acciaio, come le precedenti monta un motore di derivazione Chevrolet Corvette abbinato però a un cambio automatico a due rapporti progettato dalla stessa Chaparral, una vera rarità nel mondo delle corse. La 2D guidata da Phil Hill e Jo Bonnier è reduce da una vittoria alla 12 Ore del Nürburgring, ma in Francia non è altrettanto fortunata ed esce di scena intorno al centoundicesimo giro per un problema elettrico.
1. L’alettone in posizione di riposo è orizzontale e rende l’auto scorrevole e veloce sui rettilinei. Comandato da un pedale separato da quello del freno, si inclina generando carico sul retrotreno e facendo da freno aerodinamico.
2. Il motore V8 è un “big block” Chevrolet da 7 litri e ben 525 CV.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
Per il 1967, Chaparral allestisce la 2F, la cui spinta innovativa è purtroppo proporzionale al suo insuccesso: derivata dalla 2D, ha un motore sempre Chevrolet da ben 7 litri e oltre 500 CV abbinato a un cambio di derivazione GM a tre rapporti e a un grande alettone regolabile già sperimentato sulla barchetta 2E, caratteristiche interessanti ma condite da numerosi problemi. Il cambio, che è di serie, regge a fatica la grande potenza del motore e si guasta con facilità, mentre la mancanza di freno motore costringe i freni a disco a un super-lavoro. Di conseguenza, nei primi mesi l’auto termina praticamente tutte le gare con il ritiro, compresa la 24 Ore di Le Mans, dove i due esemplari con i numeri 7 e 8 guidati da Mike Spence e Phil Hill e da Bruce Jennings e Bob Johnson abbandonano la gara per problemi al motore e all’impianto elettrico. La Chaparral 2F ottiene una rivincita aggiudicandosi la successiva 6 Ore di Brand Hatch con una vettura guidata ancora da Hill e Spence, ma nel 1968, complici anche i nuovi limiti alle cilindrate imposti dal regolamento, viene rimpiazzata dalle più evolute 2G e 2H.
A. Il posteriore “tronco” e compatto mantiene la lunghezza totale della vettura sotto i 4 metri.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
B. La presa d’aria anteriore della Chaparral 2F è di tipo “dinamico”, con un meccanismo a molla che la fa aprire ad alte velocità creando un flusso che limita la compressione delle sospensioni.
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C. L’unica Chaparral 2F ancora esistente in esposizione durante il Rolex Monterey Historic Races del 2005, storica manifestazione californiana di auto d’epoca. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés.