Ferrari 275 LM - 1965

Cette collection est une adaptation de 24H Le Mans ® Le auto delle corsa più leggendaria al mondo Éditeur : Centauria Editore s.r.l. 

I MITI DI LE MANS Ferrari 250 LM

Guardando l’albo d’oro della 24 Ore di Le Mans, si potrebbe credere che per la Scuderia Ferrari conquistare la vittoria del 1965 fosse un fatto scontato. Infatti Maranello arrivava da cinque successi consecutivi, e imporsi di nuovo con un’auto sviluppata appositamente come la 250 LM (o 275 LM, per il cambio di motore apportato nel 1964) poteva apparire quello che si definirebbe “un destino evidente”.

Après « elles », aucune autre voiture italienne n’est montée sur la plus haute marche du podium des 24 Heures du Mans. Une victoire qui couronne la carrière sportive de la Ferrari 250 LM (ou 275 LM) contrainte, faute d’avoir été homologuée en catégorie GT, de se battre avec les véritables prototypes. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. 

In realtà la vettura, derivata nel 1963 dal prototipo 250 P, ebbe bisogno di una stagione per raggiungere lo stato di forma ideale: il 1964, infatti, si chiuse con diverse vittorie e piazzamenti in gare minori, ma a La Sarthe l’auto ottenne solo un anonimo sedicesimo posto, peraltro con un esemplare affidato alla scuderia Equipe Nationale Belge e dotato di un motore tipo 275 P da 3,3 litri, divenuto poi lo standard. 

1. Nel 1965 tutte le 250 LM montano ormai il motore V12 “275” da 3,3 litri, invece dell’originario 250 da 3 litri ereditato dalla 250 GTO. La potenza è di circa 320 CV.

2. L’esemplare con numero di telaio 5893 è alla sua prima uscita ufficiale. Correrà altre due 24 Ore di Le Mans (1968 e 1969) e altre tre 24 Ore di Daytona, ottenendo al massimo un settimo posto.

3. Pur schierata dalla scuderia NART, la 250 LM che trionfa nel ’65 è verniciata nel consueto rosso Ferrari e non con la livrea bianca e celeste del team statunitense.

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Nel 1965, però, la musica cambia: la 250 LM è una delle vetture di punta e alla partenza della 24 Ore di Le Mans se ne presentano ben cinque, in gara con i colori di altrettanti team. Tra questi non c’è la squadra ufficiale SEFAC Ferrari che, invece, schiera due esemplari di 330 P2 Spyder e uno di 275 P2, tutti però costretti al ritiro durante la gara. Fortunatamente, a ribadire la supremazia del Cavallino Rampante a Le Mans ci pensa il Nord American Racing Team (NART) di Luigi Chinetti, scuderia che è quasi l’emanazione ufficiale oltreoceano di Maranello. La sua 250 LM, pilotata dall’austriaco Jochen Rindt e dagli statunitensi Masten Gregory ed Ed Hugus - che compie solo qualche giro -, si aggiudica la gara davanti ad altre due vetture del Cavallino e a due Porsche 904. Il trionfo è agevolato anche dalla deludente prova delle Ford GT40 e delle Cobra Daytona che, dopo aver preso il comando della gara, finiscono per abbandonarla una dopo l’altra per problemi tecnici. Chris Amon, Bruce McLaren e il team Shelby si prenderanno la rivincita l’anno successivo, ma nell’edizione 1965 devono cedere il passo alle più affidabili berlinette italiane. 

1. Nelle intenzioni la 250 LM doveva essere omologata come GT, ma i poco più di 30 esemplari costruiti furono giudicati insufficienti dalla FIA, che ne richiedeva 100. L’auto fu perciò classificata tra i prototipi.

2. Il cambio a 5 rapporti è montato in blocco con il motore ma posteriormente, oltre il differenziale e a sbalzo rispetto all’asse delle ruote: uno schema conservato negli anni su molte Ferrari “tuttodietro”.

3. La 250 LM non prevedeva varianti spider, ma soltanto coupé o “berlinetta” secondo la denominazione ufficiale. 

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Alle spalle di Rindt e Gregory si piazzano la 250 LM della scuderia privata di Pierre Dumay, che affianca alla guida Gustave Gosselin, e la 275 GTB della Ecurie Francorchamps, prima nella categoria GT con al volante Willy Mairesse e Jean “Beurlys” Blaton. Entrambi i team sono storici clienti della Ferrari. 

Per la 250 LM quella di Le Mans resterà l’affermazione più importante in carriera, così come per lo statunitense Masten Gregory, che sigilla con la vittoria a La Sarthe un trittico di successi alla guida di vetture Sport Prototipo iniziato con i trionfi alla  1000 Km del Nürburgring del 1961 e al Canadian Grand Prix (Mosport Park) del 1962. Quanto a Jochen Rindt, che nel 1965 ha appena 23 anni, per lui la vittoria francese rappresenta solo l’inizio dell’ascesa. Cinque anni più tardi, infatti, si laureerà campione del mondo di Formula 1, titolo che purtroppo gli verrà assegnato postumo in quanto, a tre gare dal termine e con un vantaggio in classifica ormai quasi incolmabile, resterà vittima di un incidente fatale durante le prove del Gran Premio di Monza. 

A. La carrozzeria della 250 LM è simile a quella delle 250 P da cui deriva e con cui condivide il cofano posteriore piatto. La principale differenza sta nella chiusura dell’abitacolo con il tetto, in quanto la 250 P era una spider.  un toit alors que la 250 P est un spider. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. 

B. Il V12 non necessita di grandi sfoghi per l’aria: appena due griglie ai lati della targa, del tutto assenti sulla versione di presentazione del 1963. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. 

250 LM o 275 LM ?

Fedele alla tradizione, nel 1963 la Scuderia Ferrari battezzò la nuova “LM” con la sigla che indicava la cilindrata unitaria del motore, ovvero 250 cc, come aveva già fatto con tutti gli altri modelli dotati del celebre V12 di 3 litri. Tuttavia, capita spesso di imbattersi in testi e articoli dell’epoca nei quali la vettura vincitrice a Le Mans 1965 viene definita “275 LM”, con riferimento al cambio di motore operato nel 1964: quell’anno, infatti, il modello passò dall’originario V12 da 3 litri e 250 cc a un’unità da 3,3 litri e circa 275 cc per cilindro. In realtà, la Casa di Maranello non ha mai modificato la denominazione ufficiale di questo modello, continuando a indicarlo come 250 LM.

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