-
MenuTornare
-
IXO BOX
-
-
24h00 Le Mans
-
Alpine A110 1600S
-
Lancia 037
-
-
-
FULL KIT
-
-
FULL KIT
-
-
- ACCESSORI
- Australian
- MAQMADON
-
Guide di montaggio
-
-
Blog Ixo
-
- FAQ
Lancia LC2 - 1985
Lancia LC2 - 1985
I MITI DI LE MANS Lancia LC2
Telaio Dallara, motore Ferrari e alcuni dei migliori piloti dei primi anni ’80. Con requisiti simili la Lancia LC2 sembra inevitabilmente destinata a vincere molto, ma più delle acerrime rivali Porsche a bloccarla sono i limiti di affidabilità. Anche a Le Mans, dove un sesto e settimo posto finiscono per essere i migliori risultati di sempre.
Tra un successo e l’altro nei rally, Lancia si è levata qualche soddisfazione anche nelle competizioni endurance, vincendo tra le altre cose per tre volte il Mondiale Marche con la Beta Montecarlo Gruppo 5. Con il nuovo Gruppo C introdotto nel 1982, la logica conseguenza sarebbe continuare la scia vincente, ma il primo tentativo con la barchetta LC1 non va a segno. La ragione è piuttosto semplice: la LC1 non è ottimizzata per il Gruppo C, ma è concepita come una Sport del precedente Gruppo 6, categoria ancora ammessa in quel 1982 che è l’anno di transizione tra i due regolamenti, ma con un motore classe 2 litri ormai chiaramente sottodimensionato. Per battere le fortissime Porsche 956 e poi 962 ci vuole altro, una macchina progettata apposta per sfruttare al meglio il regolamento del Gruppo C.
1. La grande apertura nel musetto manda aria fresca al radiatore, che serve il circuito di raffreddamento del motore della LC2.
2. Le prese d’aria di tipo NACA ai lati dell’abitacolo servono ad alimentare i due turbocompressori e relativi intercooler, che permettono al motore di derivazione Ferrari di produrre oltre 800 CV in assetto di gara.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
Questa vettura arriva con la nuova LC2 (sigla del progetto Abarth SE 036), che può contare su un telaio inedito firmato Dallara e su un motore V8 progettato da Scuderia Ferrari ma sviluppato da Abarth, atelier sportivo con cui Lancia ha una fitta collaborazione.
Il propulsore deriva in realtà da quello della Ferrari 308 Quattrovalvole, ma in una prima configurazione la cilindrata viene ridotta a 2,65 litri e dotata di due turbocompressori KKK, con l’intenzione di utilizzare il V8 anche in Formula Indy.
1. Il motore V8, di 3,1 litri sul modello del 1985, è imbullonato direttamente al telaio e ha esso stesso una funzione strutturale.
2. Vista la posizione dei turbocompressori, gli scarichi, uno ogni due cilindri, sono collocati simmetricamente davanti alle ruote posteriori su ciascun lato della LC2.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
L’esordio avviene nell’aprile del 1983 alla 1000 km di Monza, dove la coppia Riccardo Patrese-Michele Alboreto si piazza nona. Già dalla gara successiva, tuttavia, iniziano a emergere i limiti del motore, che non è ottimale per le lunghe distanze ed è all’origine di una serie di ritiri che comprendono anche la 24 Ore di Le Mans: qui in qualifica le LC2 sono ai livelli delle Porsche, ma in gara si fermano a poco più di metà corsa. La serie negativa viene interrotta solo dai piazzamenti alla 1000 km di Spa, con il sesto posto ottenuto dall’equipaggio privato Paolo Barilla e Giorgio Francia e il settimo di quello ufficiale Teo Fabi-Riccardo Patrese.
A. La squadra ufficiale Lancia adotta i mitici colori Martini Racing nel 1981, mantenendoli in tutte le attività, rally compresi, fino al ritiro dalle competizioni nel 1992.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
B. L’aerodinamica della LC2, particolarmente accurata, include un ricercato effetto-suolo del fondo con ampio estrattore nella zona posteriore.
© IXO Collections SAS - Tous droits réservés.
Per il 1984 il motore viene rivisto e potenziato, la cilindrata sale a poco più di 3 litri e oltre 850 CV in assetto da qualifica, ma l’affidabilità migliora poco, tanto che a Le Mans l’unica LC2 ad arrivare alla fine è quella di Alessandro Nannini e Bob Wollek, che interrompono una parata di nove Porsche 956 piazzandosi ottavi.
Le tedesche sono inarrivabili, anche se Lancia dà sempre l’impressione di essere al passo, e nel 1985 il team con i colori Martini riesce a levarsi la magra soddisfazione di piazzare due vetture nelle prime dieci, migliorando il risultato dell’anno precedente con un sesto e un settimo posto. A compiere l’impresa con la vettura numero 4 sono ancora Wollek e Nannini (stavolta affiancati dall’australiano Lucio Cesario), che si inseriscono tra uno stuolo di Porsche 956 e 962C, dominatrici della gara. Al settimo posto si classificano invece, con la LC2 numero 5, il francese Henry Pescarolo e l’italiano Mauro Baldi.
C. Una LC2 del 1984: le vetture preparate per Le Mans e le altre gare di 24 ore hanno un musetto più corto, con fanalerie più estese coperte da protezioni nelle ore diurne. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés.