A partire dal 1956, Lancia affidò la produzione di carrozzerie speciali dell'Appia ad artigiani indipendenti, come Pinin Farina, che realizzò una piccola serie di coupé sportive. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. Crédits photo © Lancia D.R.
Gli anni Cinquanta furono un periodo di effervescenza senza precedenti per le case automobilistiche, che cercavano di rilanciare i loro impianti di produzione. La posta in gioco economica era molto alta, sia per i modelli di prestigio sia per i veicoli più popolari, che svolgevano un ruolo sempre più importante nella vita quotidiana. L'automobile venne vista come un simbolo di emancipazione, libertà e successo sociale. Per questo motivo, nella primavera del 1953, Lancia decise di lanciare un'auto che sostituisse l'Ardea.
In questo catalogo del 1953, la Lancia Appia viene presentata come una berlina familiare compatta dalle linee molto simili a quelle dell'Aurelia B10. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. Crédits photo © Lancia D.R.
LIVELLO DI INGRESSO
Questo nuovo modello, chiamato Appia, fu presentato al 35° Salone Internazionale dell'Automobile di Torino nell'aprile 1953. Nella gamma delle berline compatte, l'Appia rivaleggiava con Austin A40, Fiat 1100-103, Peugeot 203, Simca Aronde, Opel Olympia Rekord e Ford Consul. Gianni Lancia, che aveva assunto la direzione della società nel 1937 dopo la morte di Vincenzo, il fondatore della marca, aveva deciso di dare priorità al lancio dell'Aurelia nel 1950. Parallelamente, iniziò anche a lavorare sugli studi tecnici per sostituire l'Ardea. Il suo desiderio era quello di mantenere un modello di base e di affiancare così l'Aurelia nel catalogo della marca torinese. Tuttavia, in Lancia, entry-level non significava di fascia bassa, tutt'altro. La piccola Appia si distingueva per le innovazioni tecnologiche tanto care a Lancia e piuttosto insolite all'epoca per un'auto a vocazione popolare. Non potendo competere con il gigante Fiat in termini di volume di produzione e quindi di prezzo di vendita, Lancia sottolineava chiaramente una raffinatezza a cui i clienti si erano abituati.
La seconda generazione dell'Appia, introdotta nel 1956, aveva un posteriore sporgente che le dava un aspetto più moderno rispetto al modello precedente. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. Crédits photo © © Lancia D.R.
LA PICCOLA AURELIA
Questa berlina piuttosto lussuosa e molto agile, dallo stile simile a quello dell'Aurelia B10, ottiene subito un'accoglienza favorevole. Da quel momento in poi, la sua carriera si estenderà per dieci anni, durante i quali verranno prodotti più di 109.430 unità, contando tutte le versioni, oltre a numerosi nuovi modelli. Nello stesso periodo, Lancia offrì il suo ingegnoso telaio come piattaforma di base ai principali carrozzieri italiani, come Pinin Farina, Vignale, Allemano e Zagato, su cui offrirono i progetti più sportivi ed eleganti.
L'Appia di base aveva una struttura autoportante rigida e leggera con ruote anteriori indipendenti, sospensioni telescopiche e un motore a 4 cilindri a V particolarmente stretto (10°) con testata in alluminio. La maggior parte delle evoluzioni tecniche del motore furono opera di Vittorio Jano, ingegnere prolifico e di talento a cui la Lancia dovette molti dei suoi successi sportivi. La carrozzeria, che offriva un abitacolo molto spazioso, rimase fedele alle porte contrapposte e all'assenza del montante centrale. La rigidità dell'insieme era rafforzata dai massicci montanti laterali e dal voluminoso tunnel di trasmissione.
La terza serie dell'Appia, che si distingue per la griglia orizzontale, mantiene le caratteristiche porte contrapposte senza montante centrale. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. Crédits photo © Lancia D.R.
UN NUOVO INIZIO
La seconda generazione dell'Appia fu presentata al Salone di Ginevra nel marzo 1956. La carrozzeria a tre volumi era più moderna, ma la sua personalità era meno decisa di quella della versione precedente, tanto da poter essere quasi confusa con un nuovo modello. Il passo fu allungato di 3 cm e il motore, con una nuova testata e un nuovo carburatore Solex 32 PBIC, fu portato a 43,5 CV. Questa Appia 2, progettata dal professor Antonio Fessia, che aveva appena assunto la direzione tecnica della Lancia, si sarebbe rivelata la più brillante e lussuosa berlina 1100 del mercato europeo dell'epoca.
Con l'Appia, Lancia compie una svolta significativa nel settore delle piccole auto popolari. © IXO Collections SAS - Tous droits réservés. Crédits photo © Lancia D.R.
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